Felicità by Eva Polanski

Felicità by Eva Polanski

autore:Eva Polanski [Polanski, Eva]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858519059
editore: Piemme
pubblicato: 2017-11-23T16:00:00+00:00


9

Ci svegliarono delle voci, al mattino. Jeremy aveva lasciato la finestra aperta, come faceva a casa, diceva che di notte deve entrare l’aria della notte, che ha dentro storie molto diverse da quelle che porta l’aria del giorno. Ci svegliarono quelle voci irose, noi due nudi e abbracciati socchiudemmo gli occhi contemporaneamente.

«Ciao» mi guardava sorridendo. «Chi rompe le scatole qui sotto?» spostò un braccio per appoggiarmi una mano sul fianco. «Sei dimagrita» bisbigliò.

«Ciao» dissi io, la sua mano solida e calda sulla mia pelle mi distraeva dalle voci dei due gemelli che stavano litigando.

Ci stringemmo di più uno all’altra, come se volessimo imprimerci segni indelebili, o come le fronde di due alberi, diceva lui, che si mescolano tra di loro e a vicenda si offrono gemme poi profumi colori pollini e api. E quella notte era stata come passare e ripassare tra quelle fronde.

«Ma Viola non si è svegliata…» sollevò la testa per guardare la bambina, nel suo lettino dormiva e aveva Luna accanto. «Quelle due…» no non si erano svegliate neanche una volta durante la notte – la nostra notte – Viola persa nei suoi sogni e di fiaba e Luna per discrezione, Luna che sapeva il mondo segreto di amore e di sesso e di passione.

Jeremy sorrise e appoggiò di nuovo la testa sul cuscino e continuammo a guardarci.

Le voci alzarono il tono. Una rissa.

«Sono i gemelli.»

«Vediamoli.»

«Meglio lasciar perdere quando litigano…» me l’immaginavo Olimpia, fuori di sé dalla rabbia.

«Vediamoli invece» Jeremy mi baciò in fronte poi districò le gambe dalle mie. «Dai…»

Ci alzammo, jeans e maglione infilati alla svelta. Appoggiati alla balaustra della terrazza, sotto un cielo nuvoloso, ci sporgemmo appena, spalla a spalla.

«Lei è Olimpia» bisbigliai.

«Una iena…»

Non si poteva certo definire diversamente la ragazzina che vomitava insulti, uno peggio dell’altro, velenosa e incattivita, piantata sul sellino della bicicletta, un piede a terra e sporgendosi verso il fratello, anche lui in bicicletta, anche lui un piede a terra, la testa insaccata tra le spalle come per difendersi. Lei lo insultava, lui rispondeva stridulo, ma era lei ad avere la meglio, una linguaccia velenosa capace di toglierti la pelle.

«Ha un notevole repertorio di parolacce» mormorò Jeremy.

«Te l’ho detto, no? È furente perché suo fratello va a Boston con i genitori ma lei la mettono in collegio» e mi dispiaceva che il primo impatto tra Jeremy e Olimpia fosse quello. Mi dispiaceva proprio. «È disperata, si sente abbandonata, per quello fa così.»

«La difendi… io una così vicino a Viola non ce la vorrei.»

«Ma non è sempre così e con Viola sa essere adorabile» veramente lo era stata solo una volta, la prima volta che avevo dato lezione di latino a lei e di inglese a Aladino, solo la prima volta aveva giocato con la bambina mentre mi occupavo di Aladino, le altre volte aveva tagliato la corda e di Viola se n’era occupata mia sorella. «Insomma, ti ripeto, non è sempre così…»

«Basta che lo sia ogni tanto… sentila!»

Sentivo.

«Anch’io la metterei in collegio una figlia così.»

«Ragioni come Ermellina, adesso?» sibilai. «Tu



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